Vorrei perdonarti, davvero lo vorrei, ma non posso

Caro bastardo

Ciao grandissimo bastardo, ora che sei felice ed appagato piantala di fare il vigliacco e degnati di rispondere finalmente a quei perché che ti imploravo disperatamente di dirmi.

Perché dopo un anno d’amore hai iniziato ad annientarmi? Ogni pretesto era buono per schiacciarmi ed accanirti progressivamente e minuziosamente. Ero sconvolta, incredula, tu cercavi sempre di confondermi, io mi opponevo ma imperterrita e pure stupida, addirittura ti pregavo di farmi capire il perché. Dimmelo adesso: perché ti ingegnavi per ferirmi e spegnermi?

Era forse perché avevi avuto un passato difficile? Perché ti faceva rabbia che io riuscissi a vedere il tuo buio e resistessi dandoti comunque affetto? Tu me lo negavi l’affetto, dicevi che erano puttanate da poveracci però se non te ne davo abbastanza mi punivi con ancora più distacco e dispetti.

Te la ricordi quella bella frase di cui ti vantavi, “Ho la chiave del tuo cervello”?

Lo so benissimo cos’era quella chiave schifosa: eri perseguitato da problemi che magicamente aumentavano ogni volta che tentavo di staccarmi da te, disperata e sconfitta. Strano, eh?!

Non ero come desideravi, non ero valida come tutti gli altri, eppure mi riportavi da te! Perché? Perché ancora non ti eri trovato un’alternativa valida? Oppure godevi a vedere quanto potere avevi su di me, quanto potevi tirare quelle maledette catene? Un po’ di tregua per confondere le acque e poi ricominciavi.

Avevamo sognato il nostro futuro, avevamo anche una lista di nomi per i nostri figli e quando mi fermavo a vedere le vetrine coi vestiti da sposa dicevi di essere emozionato nonostante fossi già stato sposato. Ma dopo meno di due anni insieme improvvisamente ti ha fatto comodo sentirti troppo vecchio e hai gettato quel sogno di famiglia nel cesso. Ho ancora impresso il distacco glaciale con cui mi imponevi di rassegnarmi e di tacere.

Ti ho persino supplicato di ripensarci ed ora non so nemmeno più piangere per tutte le volte in cui hai infierito, minacciandomi che se mi fossi azzardata a versare una lacrima, mi avresti piantata.

Maledetto, maledetto!!!

E cretina io, cretina!!! Invece di strillare ancora più forte per sommergere l’odio che usciva dalla tua boccaccia, travestito da parole educate, invece di darti una pedata e buttarti fuori dalla mia auto e dalla mia vita, sono rimasta lì….

Purtroppo oltre alle tue catene ero ancorata alla patetica illusione che presto avresti capito quanto male mi stavi infliggendo.

Da vero bastardo me ne facevi tante, tantissime pur di togliermi un accenno di sorriso e furbissimo come solo un colpevole sa essere, mi dicevi “beh, cosa ti avrò mai fatto? Dimmene una! Evidentemente non ti faccio così male se resti!”.

E non è che io non stessi soffrendo abbastanza, ma sapevo che c’era del buono, l’avevo visto e restavo con te perché non volevo che lo donassi ad un’altra dopo tutto quello che mi avevi fatto passare. Resistevo perché credevo che finalmente avresti smesso, premiando il mio amore e la mia comprensione.

Dimmi, quanto ti sei divertito a dare a me il peggio di te stesso, mentre con la mia auto andavi fuori città a conoscere quella a cui dare il meglio? Chissà quanto ti sarai sentito vincente, soprattutto dopo essere diventato papà! A proposito: la donna meritevole del tuo amore perfetto e futura madre di tuo figlio, mi risulta sia rimasta incinta di te a 44 anni. Ma io ne avevo 32 quando mi hai imposto di rassegnarmi a non avere figli perché secondo te era tardi. Ricordo che mi hai minacciato di non azzardarmi ad incastrarti, (cosa che mai avrei fatto) utilizzando un ricatto potentissimo: “Se resti incinta smetto di fare il musicista e vado in fabbrica”.

Boh, inutile che tenti di chiederti se ti rendi conto dei traumi che mi hai causato. Io per te non ero MAI abbastanza, MAI: quindi non potevo essere una mamma! Ma allora perché non mi hai mollata prima?

Quasi niente di ciò che facevo era degno della tua approvazione e spesso non ero degna di ricevere nemmeno una risposta! Non ero abbastanza alla tua altezza in quanto genio musicale e abbastanza sveglia, non ero abbastanza brava a letto ma non ero abbastanza “santa”.

Non camminavo abbastanza bene e non ero abbastanza figa, non ero abbastanza sana e mi hai mortificata sulla mia malattia pur sapendo quanto sia invalidante per la mia vita. Secondo te, arido bastardo, non ti amavo abbastanza ma dovevo essere un rubinetto inesauribile, pronto a dispensare incondizionato amore e silenzioso sostegno, pena ulteriore colpevolizzazione. Raramente mi concedevi qualche bel momento che dosavi con precisione per farmi sperare in una svolta, mai arrivata.

Ero però abbastanza per essere la discarica in cui riversare rabbia, repressione e disprezzo e soprattutto non ti toglievi dalla testa che io fossi una put—-. A prescindere.

Ti ricordi in montagna quella sera in cui hai voluto fare il figo con gli stivali texani e sei scivolato sul ghiaccio all’uscita dal ristorante? “Adesso te lo dico proprio, brutta tro–!”, hai esclamato con tono potente, davanti ad un bel po’ di gente. Ricordi, eh?!

Mi viene pure in mente un periodo in cui non avevi un euro in tasca e il frigo era vuoto, così sono corsa a farti la spesa per comprarti cose che ti piacevano ma quando te l’ho portata l’hai cacciata fuori dalla porta con tutto il disprezzo possibile.

Ah, questa è fantastica: una notte abbiamo dormito insieme, ti sei addormentato tranquillo e ti sei svegliato incazzato con me, perché “qualcosa hai fatto!”.

Ma cosa?! Se non fosse che erano tutte manovre per farmi passare la voglia di dormire insieme per poi accusarmi di non voler dormire con te, ci sarebbe quasi da ridere.

Quanto ho pianto da sola, quanta incredulità, ma perché? Era necessario?

Mi svilivi, sabotavi ogni mio tentativo di risollevarmi, mi isolavi da tutti e scuotevi sempre la testa con disapprovazione e disgusto. Dimmelo il perché, dimmelo!!!

Le persone che vedevano il mio sguardo basso mi dicevano che ero fortunatissima a stare con te ed era evidente che secondo loro io non ero meritevole di un tale idolo, di un santo. Non sapevano che infierivi su di me fino ad un secondo prima di scendere dall’auto e sfoggiare il tuo sorriso alcolico da anima della festa.

“Vediamo se diciamo le cose a chi danno ragione: a chi pensi che credano?” dicevi, e probabilmente non mi avrebbero ascoltata se avessi raccontato come mi trattavi.

Da gran vigliacco quale sei, ti sei nascosto dietro al fatto che dopo anni di annientamento sono stata io a dire “basta, non ce la faccio più, fine!”. L’ho detto per scuoterti ma tu non vedevi l’ora di uscirne da vittima perché l’altra donna era già pronta.

Mi dicono che devo metterci una bella pietrona sopra e andare avanti… sì, un masso sopra la tua chitarra, che ne pensi? Il tuo ghigno compiaciuto che faticavi a mascherare quando i ladri mi hanno rubato la tastiera, lo ricordo benissimo, sai! Avevi lavorato così bene per farmi allontanare dalla mia passione vitale, ma un colpo di grazia veloce come quello ti ha proprio esaltato!

Hai vinto tu, su tutto! Contento?!

So che lo sei e quindi smettila di fare l’innocente perché puoi incantare i tuoi fan, ma non me.

Volevi punirmi e ci sei riuscito: io mi sono spenta e tuttora sento di non essere mai abbastanza per niente e per nessuno. Sono stata sola anni dopo la rottura con te e sono diventata realmente vecchia. Io non terrò mai in braccio il mio bambino e questo mi sta spezzando sempre più. Sono in piedi, so dare amore, so dare umanità anche a chi mi ha fatto torti gravi però ho una voragine dentro. Non farti strani viaggi: non mi manchi per niente e non mi mancavi neanche quando ho chiuso con te!

Ho incollato i mille frammenti in cui mi avevi ridotta, però la parte di me che preferivo, quella incosciente, scanzonata, sognatrice si è dissolta. Quel che è peggio è che sono cattiva con me stessa quasi quanto tu lo eri con me. Vorrei tanto riuscire a perdonarmi e quel “basta” avrei dovuto urlarlo molto, molto prima.

E pensare che avevi dichiarato di voler morire per me… ma poi chi te l’ha mai chiesto di morire per me?!


Ed ora attendo voi!!