Vorrei perdonarti, davvero lo vorrei, ma non posso

Vorrei perdonarti… credimi, lo vorrei tanto. Ma non posso, non riesco, perché tu ora sei cattiva e dura con te stessa, quasi quanto lui lo era con te.

Non ti ha mai picchiata, a parte qualche stretta rabbiosa, ma dopo un anno d’amore ha avviato un progressivo e minuzioso annientamento globale di te. Lui ti schiacciava e non potevi credere che un uomo che aveva dichiarato di voler morire per te, volesse spegnerti calpestandoti ed accanendosi con ogni possibile pretesto.

Ti opponevi, ferita e sconvolta ma imperterrita… e pure stupida, addirittura lo pregavi di farti capire il perché.

Perché?

Era forse perché lui aveva avuto un passato difficile? Perché gli faceva rabbia la tua capacità di vedere il suo buio dentro e di resistere dandogli comunque affetto, che a te negava? Perché era perseguitato da problemi che aumentavano ogni volta che tentavi di staccarti, disperata e sconfitta?

E così, lui che diceva di avere la chiave del tuo cervello, ti riportava a sé, anche se chiaramente non eri come desiderava, anche se non lo esaltavi come facevano gli altri. Poi, di nuovo, ricominciava, ma le vere motivazioni non le hai mai sapute.

Avevate disegnato un futuro. Ma dopo nemmeno due anni insieme lui improvvisamente si è sentito troppo vecchio per avere figli ed ha gettato quel sogno di famiglia nel cesso, con distacco glaciale, imponendoti di rassegnarti e di tacere! 

Tu l’hai persino supplicato di ripensarci, ed ora non sai nemmeno più piangere per tutte le volte in cui ha infierito, minacciandoti che se ti fossi azzardata a versare una lacrima, ti avrebbe piantata.

Illusione

Ma invece di strillare ancora più forte per sommergere l’odio che usciva dalla sua bocca, travestito da parole educate, invece di dargli una pedata e buttarlo fuori dalla tua auto e dalla tua vita, sai cos’hai fatto?

Sei rimasta ancorata alla sciocca, romantica illusione che presto avrebbe capito quanto male ti stava facendo. E avrebbe finalmente smesso, premiando il tuo amore e la tua comprensione per la sua dolorosa esistenza. 

Non volevi che il meglio di lui, una volta riemerso, fosse donato ad un’altra e ti sei fatta incatenare dal ricordo di un uomo che non sarebbe più tornato. Da te.

Diversi anni dopo infatti è rinato, è diventato padre felice e marito perfetto. Con un’altra. Quella a cui ha dato il meglio di sé!

Per lui non eri MAI abbastanza, MAI: quindi non potevi essere una mamma! Sei stata così illusa… ed ora la “vecchia” che non potrà avere figli, sei tu! Non terrai mai in braccio il tuo bambino, e questo ti sta spezzando ogni giorno di più.

Mai abbastanza!

Quasi niente di ciò che facevi era degno della sua approvazione… e spesso non eri degna di ricevere da lui una risposta! Non eri abbastanza alla sua altezza e abbastanza sveglia, non eri abbastanza brava a letto ma non eri abbastanza santa.

Non camminavi abbastanza bene e non eri abbastanza figa, non eri abbastanza sana e ti ha mortificata sulla tua malattia, che ha condizionato gran parte delle tue scelte. Secondo lui non lo amavi abbastanza e dovevi essere un maledetto rubinetto inesauribile, pronto a dispensare incondizionato amore e silenzioso sostegno, pena ulteriore colpevolizzazione.

Un bacio e una carezza erano diventate per lui cose da poveracci e le hai praticamente elemosinate, ricevendo qualche raro bel momento che ti ha fatto sperare in una svolta, mai arrivata. Eri però abbastanza per essere la discarica in cui riversare rabbia, repressione e disprezzo, e soprattutto non si toglieva dalla testa che tu fossi una puttana. A prescindere.

Perdonarti? Perché dovrei…?!

Ma ti rendi conto?! No, no, non ti perdono perché non sei riuscita ad impedirgli di svilirti, di sabotare ogni tuo tentativo di risollevarti. Perché ti ha isolata dagli amici, dalle persone a cui avresti voluto dire il motivo del tuo sguardo basso senza più sorrisi e hai ceduto alla sua frase “vediamo se diciamo le cose a chi danno ragione: a chi pensi che credano?”. 

Lui lo sapeva bene, idolo per tutti quanti, gli stessi che ritenevano te non meritevole di un uomo così speciale.

Quel “basta, non ce la faccio più, è finita!” avresti dovuto urlarlo molto, molto prima, anche perché non aspettava altro, per andarsene libero, scaricando su di te l’ennesima colpa.

Hai visto? Ha vinto lui, su tutto! Perché compiaciuto ti ha fatto allontanare dalla tua passione vitale. Ti sei spenta e tuttora senti di non essere mai abbastanza per niente e per nessuno. Hai incollato i mille frammenti in cui eri ridotta, ma la parte di te… la parte di me, un po’ incosciente, scanzonata e sognatrice si è dissolta. 

Tu non l’hai protetta e non c’è più.

Forse dovrei davvero provare a perdonarti, perché tu non sei ancora riuscita a farlo.

At myself expense: vorrei perdonarti, ma non posso.

Grazie a Michela Selvaggia La Porta che ha voluto questo testo come apertura della sua mostra “Codice rosa: il colore del dolore” (Roma, dal 3-9/12/2021, galleria Arca di Noesis).


Ed ora attendo voi!!