I giorni di attesa e di festa sono il periodo dei colori e delle luci, degli alberi di Natale, dei presepi, delle luminarie in città, e delle immancabili critiche per gli addobbi scelti dall’amministrazione cittadina!
Le luci creano un alone di magia che riscalda, uno spazio di temporanea illusione, una leggera sbornia felice, e al di fuori di quel limite scintillante e colorato, sembra tutto più freddo e inospitale.
Ami addobbare casa con cura, dentro e fuori e durante le festività ti capita di passare davanti all’abitazione spoglia di chi proprio non ne vuole sapere?
Il tuo sguardo si carica di disapprovazione per i “traditori” e la tua testa inizia autonomamente a scuotere come il miglior brontolone di professione.
Le migliori luci in gara!
Ma molti di noi non sono soltanto semplici spettatori di questo show! Nelle settimane tra dicembre e l’inizio di gennaio infatti si svolge 24/24 l’annuale gara delle luci di Natale tra condomini, vicini di casa, strade, quartieri.
E’ una sfida tra chi le accende per primo ma con fretta irritante le toglie il 2 gennaio (perché?! perché?!) e chi le mette all’ultimo momento ma le tiene fino a Pasqua. Una competizione tra chi le ha più belle, più grandi e lunghe, più grosse ed accecanti, vintage o super moderne. E chi vive di rendita con le tue perché ti abita a fianco e quindi non le metterà MAI! Sono le irrinunciabili gioie delle nostre tradizioni, condite da qualche inevitabile eccesso, forse espressione di esibizionismo, voglia di primeggiare o bisogno di coccolare l’ego!
Parto subito con l’ordinato ed essenziale filo singolo monocromatico, dal bianco ghiaccio al blu poliziesco, che tanto piace ai condòmini perfetti. Concordano un unico colore spettrale per dimostrare di tenere tantissimo ai rapporti di buon vicinato, e fare invidia a tutti i palazzi della via. Così… almeno fino a quando qualcuno vuole spiccare tra tutti! Si ritrovano in ascensore “Non si era detto che avremmo usato un filo soltanto? E quel Babbo Natale appeso tutto sgargiante? Allora io metto cinque fili e gli do quello scatto di intermittenza frenetica in più!”
Gli inquilini degli attici invece sono “nobili”, e se hanno una terrazza, perché non delimitarne l’intera lunghezza? E se per caso hanno un’ampia finestra ad arco, è d’obbligo una decorazione stile santuario che si possa scorgere da lontano, come una visione mistica.
Salendo ancora più su, la torre dei pompieri spicca tutti gli anni a Natale, e quest’anno ha posizionato una bella stella cometa! La gru del palazzo in ristrutturazione faraonica con la sua lucetta sembra in festa, e pure le antenne del digitale terrestre si illuminano sorridendo… forse per quello il segnale è più instabile del solito!
Luci di Natale, in ordine sparso
In una casa qui vicino qualche sera fa ho visto per ore i lampeggianti dell’ambulanza e dispiaciuta per la persona in difficoltà, sono rimasta affacciata alla finestra prima di rendermi conto che erano solo luci con cui avevano addobbato il piano rialzato.
Queste però non sono niente rispetto alle luci nauseanti di alcuni personaggi dal gusto orrido, tenute accese per più di un mese senza pause, specchiate sulla finestra della camera da letto. Favoriscono incubi in stile X files e risvegli con lo sguardo di Jack Nicholson mentre dice “Wendy?”!!
A seguire, in ordine sparso, tra qualcosa di vecchio, nuovo, di prestato…:
- luci appariscenti e stroboscopiche;
- imperiali talmente elaborate da richiedere un progetto scritto;
- che si illuminano con livelli di isteria variabile, alcune delle quali sembrano il tracciato di un’aritmia cardiaca;
- vorticose e soffocanti come i discorsi vuoti ed interminabili di chi le ha messe;
- che si rincorrono incessantemente come un gatto bionico che cerca di catturare la sua coda;
- tenui e riposanti o svenevoli ed ormai appassite che fanno tenerezza;
- impazzite perché esauste ma il proprietario non se n’è accorto;
- luci stellari che sembrano astronavi e in quel caso controllate che non ci sia un dolce E.T. indifeso nel vostro cortile! (Rambaldi, mio concittadino, sono di parte, lo so!)
Luci nuove e luci dei ricordi
Nella puntata precedente Natale, ansia a mille e spirito natalizio non pervenuto, vi ho raccontato che le pubblicità natalizie a novembre mi infastidiscono e che inizio dicembre ripromettendomi di di fare con calma ciò che serve per le feste. Arriva veloce il 23 e sono arrabbiata con me stessa perché mi sto perdendo l’atmosfera che dovrebbe invece inebriarmi.
Beh, almeno le luci non sono per me motivo di grande stress, tranne quando devo farle stare in perfetta posa plastica nel presepe, e invece loro vanno dove gli pare! Ma vi confesso di essere attratta dai led multicolori: appena li accendi ti accecano e da spenti mantengono un’inquietante ma poetico punto luminoso, come essere di fronte ad un campo di lucciole.
Quest’anno inoltre ho acquistato un filo interminabile per l’albero, con ben sette varietà di intermittenze differenti che ho osservato affascinata mentre sfilavano tutte, una di seguito all’altra per provare l’ebbrezza di un viaggio psichedelico!
A casa dei miei genitori invece resistono ancora quelle acquistate nel secolo scorso dalle rassicuranti tinte pastello. Hanno un’intermittenza tranquilla che però potrebbero anche friggermi un dito, ma se lo facessero le perdonerei, perché “ogne scarrafone è bell’ a mamma soja”!
Io sono affezionata a quel vecchio filo dei ricordi, un po’ rammendato per l’età. Nessuno di voi conserva reperti storici dei Natali passati e vorrebbe che durassero in eterno?! Un addobbo dal passato glorioso, con l’intermittenza che danza un valzer un po’ scoordinato e impiega tempo a partire come un vecchio diesel?
“Si accendono e brillano le luci di Natale”
S’accendono e brillano gli alberi di Natale. S’accendono e radunano grandi e bambini intorno. I rami si trasformano con bacche rosse e fili d’or.
Da piccola, tornando a casa in auto con i miei genitori in sere di nebbia fittissima, mi divertivo a scorgere in lontananza luci fioche di alberi addobbati che emergevano con vivacità dal niente, come gemme preziose appena velate, ma vitali e coraggiose! Che belli quegli alberi maestosi e tutti ingioiellati!
Chi non ha nemmeno un alberello secco, ma si fa trasportare dallo spirito delle feste, addobba il palo della luce davanti a casa, la piantina sul davanzale del centro storico, il portone d’ingresso, il cespuglietto secco, il balconcino, una finestra, una siepe, l’intero muretto di cinta come fosse una reggia.
A gennaio le luci di Natale con cui ci siamo sfidati, un po’ alla volta restano spente sempre più a lungo e le decorazioni si scollano da sole. E’ il segno dell’arrivo inesorabile e a passi spediti della fine delle feste, ma anche che non esistono più i nastri adesivi di una volta! Poi gli addobbi delle città a cui non abbiamo risparmiato foto e critiche diventano soltanto sagome grigie da smontare, e il Natale è già un ricordo.
La fine delle feste e delle luci
Quando non ci sono più, si torna al silenzio dell’assenza di colore, ed il colore è musica, anche se a volte non perfettamente intonata.
Io continuerei ad accenderle anche dopo l’Epifania, per qualche settimana, un po’ tutti i giorni. E non sono l’unica ad avere un po’ di tristezza quando smonto albero, addobbi, presepe e li ripongo in una scatola!
Ho fatto un sondaggio su Instagram ed ho scoperto che di 19 persone che hanno risposto su 70 visualizzazioni (sì, il mio profilo non conta molti follower!), 14 vorrebbero tenerle un altro po’.
Le decorazioni e le luci non sono soltanto oggetti talvolta troppo appariscenti. Per me rappresentano la volontà di conservare quell’atmosfera speciale che i miei genitori sapevano accendere con quel poco che avevano e con cui avvolgevano due bambini entusiasti durante le vacanze di Natale.
Se a causa delle tante cose da fare e delle preoccupazioni pressanti, non si è riusciti a godersi l’atmosfera del Natale, una sollecita malinconia ci assale.
Per qualcuno credo invece sia un dolore in meno. Chi è infelice, in difficoltà, chi è solo ed ammalato, chi ha appena perso una persona cara, è stato ferito da quelle luci.
Per tutto il tempo in cui io le ho fotografate, in cui le abbiamo sfoggiate, sono state lame che affondavano senza anestetico!
Se fossi una bambina scriverei un desiderio per Babbo Natale: vorrei che ci fosse una specie per tutti loro un magico convertitore per trasformare le luci in calore umano, serenità, compagnia, forza, piccole soluzioni per alleggerire il carico sulle spalle e tanta consolazione.
Il mondo speranzoso di bambina si è scontrato tante volte con la realtà.
Allora forse, per ora è meglio lasciare che le luci di Natale restino spente.